Bruxelles - Testare, sequenziare, vaccinare. Davanti alla preoccupazione per il moltiplicarsi delle nuove e più aggressive varianti del virus, l'Europa passa al contrattacco e presenta una nuova strategia. Fatta di test ad hoc, autorizzazioni più veloci e una spinta alla produzione dei vaccini. Che restano sempre la speranza di punta per uscire dall'incubo iniziato ormai dodici mesi fa. Per questo, Bruxelles sta agendo in prima battuta sui contratti già esistenti con le case farmaceutiche e si è assicurata fino a 300 milioni di dosi aggiuntive dalla statunitense Moderna. Uno sforzo che, tuttavia, potrebbe non bastare perché la corsa è contro il tempo.

"I vaccini approvati sembrano efficaci contro le varianti", ma più il virus circola, maggiore è il rischio di esporsi a nuovi ceppi, ha ammesso la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Un effetto a catena che apre alla necessità di nuovi accordi di acquisto anticipato per vaccini 'adattati' che rispondano alle diverse forme assunte dal virus.

La certezza che funzionino può arrivare solo da un impegno a tutto campo, dai test al sequenziamento. E' allora doveroso, sostiene Bruxelles nel suo piano denominato HERA (Health Emergency and Response Authority), migliorare la capacità di individuare le varianti: il target di sequenziamento deve essere di almeno il 5% dei campioni positivi. Per aiutare gli Stati membri nell'obiettivo, l'Ue mette sul tavolo 75 milioni di euro a cui si aggiungono 150 milioni dal fondo Horizon. Mentre per i test clinici a più ampio spettro è previsto un nuovo network (Vaccelerate Covid-19) con 16 Paesi europei, tra cui l'Italia, e altri cinque extra-Ue, tra cui Israele e Svizzera.

L'imperativo di accorciare i tempi vale anche per la regolamentazione. L'idea è che se un vaccino è già stato approvato o analizzato, non è necessario sottoporlo di nuovo all'intera trafila per dare l'ok a una versione che copre un nuovo ceppo (come accade per l'aggiornamento annuale dei vaccini anti-influenzali). La procedura di autorizzazione dell'Ema per i vaccini nuovi era già stata snellita, ma di fronte a Paesi terzi che hanno scelto di dare il via libera a nuovi vaccini per uso di emergenza, l'Ue è rimasta indietro. "Siamo pronti a fare un passo in avanti e a proporre un'autorizzazione d'emergenza" con responsabilità condivisa tra gli Stati membri, ha annunciato la commissaria Ue per la Salute, Stella Kyriakides. Una via preferenziale che, comunque, non potranno percorrere tutti. Perché "non si scende a compromessi sulla sicurezza". Per esempio, il vaccino russo Sputnik non è prodotto in Ue, "quindi certamente ci deve essere un'ispezione ai siti di produzione, perché dobbiamo avere standard stabili", ha osservato von der Leyen.

Proprio le capacità di produzione sono al centro delle preoccupazioni della Commissione dopo i recenti ritardi annunciati dalle case farmaceutiche. Per evitare spiacevoli sorprese, l'esecutivo chiederà un "calendario dettagliato e credibile" per i prossimi contratti. Nel frattempo, la task force guidata dal commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, assicura di controllare da vicino il lavoro delle aziende e di essere al lavoro su un meccanismo volontario di licenze per facilitare il trasferimento della tecnologia e quindi estendere la produzione anche in altri siti.

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