Bruxelles - L'Ue punta sulla svolta delle auto 'pulite' entro il 2030, soprattutto quelle elettriche, ma il nuovo Pacchetto mobilità pulita nasce già zoppo, vittima delle pressioni tedesche. E l'accoglienza non è delle migliori: un fuoco di critiche provenienti da tutti i settori, dalle ong ai consumatori sino all'industria automotive. Salta infatti la quota vincolante del 30% di veicoli a zero o basse emissioni entro il 2030 per ogni produttore auto, mentre passa l'obbligo di ridurre del 30% in media le emissioni di CO2 dell'intera flotta. Il Pacchetto prevede quindi incentivi e sanzioni, e ulteriori provvedimenti per creare domanda di veicoli 'verdi' e aumentare gli investimenti su carburanti alternativi e batterie elettriche.

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"L'auto è stata inventata in Europa e in Europa deve essere reinventata", ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Ue all'Unione dell'Energia Maros Sefcovic, nel presentare l'obiettivo di fondo del provvedimento che da una parte punta a rispettare gli impegni di Parigi sul cambiamento climatico e dall'altra a rilanciare il settore auto europeo, indietro tecnologicamente e ormai screditato dallo scandalo del Dieselgate. L'ambizione iniziale è però rimasta lettera morta.

Secondo diverse fonti e ong, l'associazione dei costruttori tedeschi Vda guidata da Matthias Wissman ha fatto pressione su Martin Selmayr, capogabinetto del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, e sul commissario Guenther Oettinger, entrambi tedeschi, per eliminare la quota vincolante del 30% di vetture 'pulite' entro il 2030, inizialmente sul tavolo. E così è stato: declassata da "target" a "parametro", quindi facoltativa e senza sanzioni in caso di mancato rispetto. E con incentivi a inquinare di più (massimo 5% di sforamento del taglio della CO2) sul resto della flotta in caso venga superato il benchmark. E' infatti stato reso obbligatorio il taglio del 30% delle emissioni entro il 2030 (con target intermedio del 15% entro il 2025) sulla media della flotta di ogni produttore a partire dai livelli del 2021. Qui, invece, in caso di mancato rispetto scatterebbero sanzioni di 95 euro per ogni grammo di CO2 'sforato' per vettura.

Bruxelles sottolinea la "neutralità tecnologica" del suo approccio, con un Piano d'azione per le infrastrutture per i carburanti alternativi e un'Iniziativa per lo sviluppo delle batterie elettriche. Ma in molti, tra cui l'associazione europea dei veicoli a gas Ngva, sottolineano che si tratta in realtà di un assist verso l'elettrico. A partire, spiega il segretario generale Andrea Gerini, da come vengono calcolate le emissioni di CO2: solo al tubo di scappamento e non a partire dal sistema di approvvigionamento di carburante. In questo modo le auto elettriche risultano essere le uniche a zero emissioni sulla carta, in quanto non viene presa in conto la CO2 prodotta per le batterie e le ricariche. Critiche anche dai produttori auto dell'Acea, secondo cui il taglio del 30% delle emissioni e il target intermedio del 15% sono "troppo onerosi". Bocciatura senza appello, per motivi opposti, anche da parte dei consumatori del Beuc per la mancanza di una quota obbligatoria di veicoli elettrici, e delle ong ambientali tra cui Greenpeace e Transport&Environment, che denunciano "il regalo alle lobby" fatto dalla Commissione Ue. Spaccato anche l'Europarlamento, dove il Ppe ha dato il suo plauso alla proposta, mentre S&D e Verdi la hanno affossata, definendola rispettivamente "assolutamente inaccettabile" e "non all'altezza".

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