Oltre mille miliardi di euro, circa il 5,6% del Prodotto interno lordo dell'Ue: è quanto rischia di perdere in termini di crescita e prosperità l'Unione ogni anno, a partire dal 2050, se non riuscirà a vincere la sfida che ha davanti a sé per realizzare la transizione energetica necessaria al fine di raggiungere l'obiettivo di zero emissioni. A fare i conti su costi e benefici della decarbonizzazione del sistema energetico europeo necessario nel quadro della lotta ai cambiamenti climatici è un rapporto preparato dal servizio studi del Parlamento europeo su richiesta della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia. Un lavoro servito a valutare quali sarebbero le conseguenze macro-economiche della mancanza (o della presenza) di quelle azioni "ambiziose e comuni" che dovranno essere messe in campo a livello Ue per arrivare alla drastica riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
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Secondo lo studio, il costo complessivo della mancanza di azioni forti e coordinate a livello Ue potrebbe arrivare a 464 miliardi già nel 2030 per poi toccare quota 1.029 miliardi nel 2050. La principale voce a incidere sul rapporto costo-benefici al 2050 sarà quella di una transizione "equa" e attenta "a non lasciare nessuno indietro". Se ben gestita, questa trasformazione potrà portare vantaggi economici stimati in 261 miliardi l'anno. Ma "c'è il rischio - si avverte nel documento - che la mancanza di azioni strategiche a livello Ue per affrontare le questioni della volatilità e dell'aumento dei prezzi dell'energia" penalizzando le fasce più povere della popolazione "riduca sostanzialmente questi benefici". L'altra voce più importante del bilancio della transizione è legata al contenimento del riscaldamento globale in 1,5 gradi. Se l'obiettivo sarà raggiunto si potrà evitare di pagare danni per 203 miliardi l'anno che altrimenti peseranno sui conti europei e nazionali.

Quattro le azioni che, secondo lo studio del Pe, dovrebbero essere intraprese a livello Ue per assicurarsi che la decarbonizzazione abbia un impatto macro-economico positivo. Innanzitutto puntare e investire sull'innovazione e agire con misure mirate per assicurare che i costi della transizione non penalizzino le fasce più povere e vulnerabili della popolazione. Poi occorre procedere con decisione per creare un mercato energetico più integrato, con una maggiore diversificazione delle fonti e senza sussidi distorsivi. Infine, la necessità di perseguire una politica energetica comune più efficace e credibile soprattutto nei confronti dei Paesi terzi fornitori delle materie prime.
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