La Ue da oggi mette al bando una serie di oggetti di plastica monouso, i più inquinanti, fra i quali piatti, posate e cannucce. Ma intanto un gruppo di scienziati di vari paesi chiede sulla rivista Science un trattato internazionale per vietare dal 2040 la produzione di nuova plastica, e permettere solo quella riciclata. Oggi, 3 luglio, entra in vigore la Direttiva europea SUP (Single Use Plastic), approvata nel 2019 e recepita dall'Italia con legge nazionale nell'aprile scorso. La SUP mette al bando gli oggetti di plastica monouso più ritrovati sulle spiagge: piatti e posate, cannucce, cotton fioc, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo. I negozi potranno ancora venderli fino ad esaurimento scorte, poi saranno proibiti.

La legge italiana che ha recepito la direttiva esclude dal bando piatti e posate monouso in bioplastiche compostabili, e il governo chiede alla Ue di inserire la stessa distinzione nelle linee guida per l'applicazione della Direttiva. L'Italia chiede anche che il divieto non riguardi la carta plastificata, ricoperta da un velo di plastica, che rappresenta meno del 10% del peso. Bruxelles ha accettato i rilievi italiani, e si è impegnata a modificare le linee guida nel senso richiesto.

Me mentre l'Unione europea fa un primo, timido passo per eliminare la plastica usa e getta, un gruppo di 14 scienziati di vari paesi ha pubblicato sulla rivista Science un appello per un accordo internazionale che vieti addirittura la plastica vergine dal 2040. Da quella data, secondo i ricercatori provenienti da Germania, Australia, Usa, Svizzera, Nuova Zelanda, Finlandia e Ruanda, il mondo dovrebbe smettere di produrre nuova plastica, ed utilizzare solo quella riciclata. Nell'appello, oltre al bando si chiede la promozione dell'economia circolare, incentivando il riciclo di grandi volumi di rifiuti, e l'avvio di una campagna mondiale di rimozione dei rifiuti di plastica abbandonati nell'ambiente. Secondo gli scienziati firmatari, serve un nuovo accordo globale "per coprire l'intero ciclo di vita delle plastiche, dall'estrazione delle materie prime necessarie per la loro produzione all'inquinamento ad esse legato".

Si calcola che dal 1950 siano state prodotte 8 miliardi di tonnellate di plastica. E la produzione continua ad aumentare: nel 2019 dalle fabbriche sono usciti 368 milioni di tonnellate di plastica vergine. Ogni anno il 3% dei rifiuti di vari polimeri finisce negli oceani: in media, secondo l'Onu, sono 8 milioni di tonnellate all'anno. Per la ong Tearfund, di questo passo al 2050 12 miliardi di tonnellate di plastica si troveranno nelle discariche o nell'ambiente. Per Nils Simon, un altro degli autori dell'appello su Science, "l'inquinamento da plastica pone una considerevole minaccia all'ambiente, anche se non ancora pienamente compresa. Affrontare questa sfida richiede un approccio innovativo, che favorisca misure per ridurre la produzione di plastica vergine e comprenda passi ragionevoli verso una economia della plastica sicura e circolare".

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