Bruxelles - Più competitivi, preparati, aperti all'innovazione e alla produzione sostenibile. Ma troppo pochi. Gli agricoltori con meno di 35 anni sono una risorsa rara in Europa. Se nel 2010 in media rappresentavano circa il 7,5% del totale, le ultime stime disponibili (2013) vedono la percentuale ridursi al 6%, con oltre la metà degli agricoltori europei (55,8%) che ha più di 55 anni. Tra questi, oltre il 30% sono over 65. Secondo elaborazioni del Ceja (Consiglio europeo giovani agricoltori) dal 1979, quando i coltivatori e gli allevatori under 35 erano più del 20% e gli over 65 rappresentavano l'11% del totale, gli equilibri demografici nel settore si sono praticamente rovesciati.

Secondo Eurostat, in Italia, i giovani agricoltori sono poco più del 5,1% del totale mentre gli over 64 raggiungono il 37,2%. Se vuole sopravvivere, nei prossimi 10-15 anni l'agricoltura italiana, come quella europea, avrà bisogno di un massiccio ricambio generazionale. Perché i giovani sono agricoltori meglio attrezzati della vecchia generazione ad affrontare le sfide dell'innovazione e della sostenibilità, economica e ambientale. Nel 2014 Nomisma ha condotto elaborazioni sui dati del censimento agricolo nazionale 2010, da cui è emerso che le aziende "giovani" superano quelle della vecchia generazione per adozione di strumenti informatici, impiego di energie rinnovabili e produzioni bio.

Sono molti i fattori socioeconomici, soprattutto l'accesso alla terra e al credito, e la mancanza di infrastrutture rurali, che nel lungo periodo frenano il ricambio generazionale. Secondo uno studio realizzato dall'università di Wageningen per la Commissione europea, a queste problematiche comuni ai giovani agricoltori di tutta Europa, in Italia si aggiungono la burocrazia e la difficoltà all'accesso alle informazioni. Dallo stesso studio emerge che l'acquisto o l'affitto della terra è considerato un vincolo nel centro-nord, mentre l'accesso alle informazioni è percepito come un ostacolo soprattutto nel Sud del paese.

Nel quadro della politica agricola comune Pac 2014-2020, l'Ue offre diverse forme di sostegno e incentivi per facilitare l'ingresso dei giovani nel settore agricolo. Una relazione della Corte dei Conti europea che contiene suggerimenti per migliorare l'efficacia di questo tipo di aiuti individua in Francia, Spagna, Polonia e Italia i paesi Ue che hanno deciso di dedicare più risorse al rinnovamento generazionale nel periodo 2007-2020. Gli Stati europei sono obbligati a impegnare fino al 2% del totale degli aiuti diretti per sostenere economicamente l'avvio o le prime fasi di sviluppo di aziende di giovani con meno di 40 anni. Dai dati disponibili presso la Commissione europea, emerge che nell'anno 2015 circa 280mila giovani agricoltori hanno ricevuto questo tipo di aiuto, circa il 4% di tutti gli agricoltori ammissibili al regime dei sussidi diretti. A questi fondi si aggiungono quelli che ciascuna Regione o Stato scelgono di destinare alla misura per le start-up nei Programmi di Sviluppo Rurale.

Secondo le prime stime (fine 2015) della Commissione europea, nel periodo 2014-2020 saranno oltre 160.000 i giovani agricoltori in tutta l'Ue che potranno beneficiare di questo aiuto avviare la loro impresa, per un impegno di risorse pubbliche che si attesterà a circa 5,2 miliardi di euro, tra finanziamento UE e contributo nazionale. Oltre agli aiuti per avviare l'impresa, nei Programmi di sviluppo rurale sono state inserite altre iniziative di interesse per i giovani imprenditori agricoli. Come il sostegno a investimenti in beni materiali e ad azioni di trasferimento delle conoscenze e di informazione e misure di assistenza specifica per gli agricoltori che avviano l'attività. Un'altra opportunità per i giovani, in virtù di una maggiore propensione all'innovazione rispetto alle vecchie generazioni, sono i partenariati europei per l'innovazione. Si tratta di strumenti di partecipazione per promuovere nuovi prodotti, tecniche e tecnologie per facilitare la vita alle aziende agricole.

Infine, i fondi per lo Sviluppo rurale servono anche a creare strumenti finanziari per agevolare l'accesso al credito delle imprese, con l'Italia che nell'aprile 2017 ha creato una piattaforma multi-regionale, la più grande d'Europa, a sostegno degli investimenti in agricoltura.

Per restare nello stesso ambito, nel 2016 Banca europea degli investimenti e Ismea hanno varato un programma congiunto da 30 milioni di euro per prestiti a tassi di favore a giovani agricoltori per investimenti materiali, immateriali e sostegno al capitale circolante.

A livello nazionale sono da segnalare altre due iniziative: il varo, da parte del Ministero delle politiche agricole e dell'Ismea, della 'Banca delle terre agricole', per valorizzare il patrimonio fondiario pubblico e riportare all'agricoltura anche le aree incolte, dando corsia preferenziale ai giovani; e l'esenzione totale dal pagamento dei contributi previdenziali per i primi 3 anni di attività per le nuove imprese agricole condotte da giovani.

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