Bruxelles - La coalizione di centrodestra stravince e Giorgia Meloni si prende l'Italia. FdI è infatti nettamente il primo partito italiano con il 26 per cento di consensi, seguito dal Pd che con il 19,4% (addirittura le prime proiezioni al Senato lo danno al 18,1%) non sfonda il tetto cercato del 20% e dall'exploit del Movimento Cinque stelle che rimane il terzo partito italiano con il 16,5 per cento. Crolla invece la Lega all'8,5 per cento tallonata da Forza Italia data all'8%. "Ora posso dire che con questi numeri possiamo governare", ha commenta immediatamente Fabio Rampelli confermando che anche nell'entourage di Giorgia Meloni si è tirato un sospiro di sollievo per questi primi dati che garantiscono la governabilità al centrodestra. Questo nonostante i numeri dei suoi alleati non siano altrettanto lusinghieri: la lega di Salvini crolla all'8,5, mentre Forza Italia regge vicinissima alla lega con l'8 per cento.
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In ogni caso Matteo Salvini ha ringraziato gli elettori per la vittoria via twitter. Di ufficiale c'è solo il dato dell'affluenza che non è disastroso come si temeva ma certo fa registrare un netto calo rispetto alle politiche del 2018: secondo i dati del Viminale alle 23 hanno votato circa il 64 per cento degli elettori contro il 74 delle scorse elezioni. Ben 10 punti in meno. Ricapitolando i dati degli exit esce questa classifica: alla Camera tra i singoli partiti Fdi è primo con il 26%, il Pd secondo con il 19%, la Lega 8,5%, Forza Italia 8%. Analoghi i dati del Senato che erano quelli più attesi e che danno un buon margine di agibilità alla coalizione di centrodestra. Allargando lo spettro ai partiti minori secondo il primo exit poll del consorzio Opinio-Italia per la Rai, alla Camera l'Alleanza Verdi e Sinistra è tra il 3 e il 5%, +Europa è al 2,5-4,5%. Seguono Italexit e Noi Moderati, entrambi tra lo 0,5% e il 2,5%. Impegno Civico si attesta tra lo 0 e il 2%. Lusinghiero il risultato del Movimento guidato da Giuseppe Conte che ribalta gli ultimi sondaggi raggiungendo un minimo del 13,5 fino ad un massimo del 17,5%, dato che le proiezioni del Senato spostano più in alto, al 17 per cento e che lo collocano ben avanti alla Lega di Salvini.
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E immediatamente gli esponenti M5s attaccano il Pd per la gestione della campagna elettorale: "il centrodestra unito ha vinto. Letta qualche domanda dovrà farsela", ha detto il vicepresidente M5s Michele Gubitosa. E in casa Pd già si riparla apertamente di alleanza con l'M5s: "è' evidente che ora si aprirà un'altra stagione dopo che avremo capito quali sono i numeri", ha detto per il Pd Francesco Boccia parlando del dialogo con il M5s. In casa del terzo polo si respira un'atmosfera mista: oggettivamente buono il risultato del matrimonio tra Calenda e Renzi ma le aspettative della vigilia erano alte e il nuovo partito non è riuscito a sfondare quel 10 per cento che sarebbe stato un successo.

COLLABORAZIONE COSTRUTTIVA - Il muro dietro cui si sono trincerate le istituzioni europee di fronte all'arrivo di Giorgia Meloni alla guida dell'Italia è fatto di prudenza e neutralità, nella speranza che uno dei Paesi fondatori non deragli dalla sua linea europeista. Ma se a Bruxelles regna la cautela e il 'wait and see', nelle capitali l'eco della vittoria di FdI si fa sentire eccome. Parigi e Madrid, di fatto, già suonano l'allarme, mentre Viktor Orban brinda all'arrivo di un governo che potrebbe far sentire Budapest meno sola. A Palazzo Berlaymont hanno ben presente le polemiche innescate da Ursula von der Leyen giovedì scorso da New York sugli "strumenti" a disposizione dell'Ue nel caso l'Italia imbocchi la strada dell'Ungheria. Le parole del portavoce della Commissione, Eric Mamer, sono state un concentrato di equilibrismo. "La Commissione lavora con i governi eletti negli Stati Ue, si applica in questo caso come in tutti gli altri: speriamo di avere una cooperazione costruttiva con le autorità italiane", è stata la sua risposta alle domande della stampa internazionale. Per il portavoce di von der Leyen "sarebbe presuntuoso" analizzare il voto in Italia ma su un principio Bruxelles si scompone almeno un po': "E' estremamente semplicistico dire che le elezioni italiane siano state un giudizio sull'Europa". Dalle istituzioni Ue, per ora, filtra poco altro. Paolo Gentiloni e Christine Lagarde, intercettati all'Eurocamera, hanno schivato le domande. "Io amo gli italiani", ha sorriso la presidente della Bce mentre il commissario Ue agli Affari Economici ha sottolineato di essere "piuttosto fiducioso che la collaborazione con il nuovo governo sarà basata su posizioni serie come sempre". Con un'appendice: "E' importante andare avanti con gli impegni presi, specialmente il Pnrr". Eppure, nelle cancellerie europee, già suonano gli allarmi. La Spagna al voto ci andrà del 2023, quando ci potrebbe essere un esito simile a quello italiano.
Da qui, forse, la nettezza del ministro degli Esteri José Manuel Arbales: "I populismi danno risposte semplici e a breve termine a problemi molto complessi. E finiscono sempre nello stesso modo, con una catastrofe". In Germania il portavoce di Olaf Scholz, che tanto si era speso per il Pd, ha lanciato un appello affinché "l'Italia resti amica dell'Ue". Appello simile è arrivato da Emmanuel Macron, che ha spiegato di "rispettare una scelta democratica". Ma le parole del suo primo ministro Elisabeth Borne sono state di tutt'altro tenore. La Francia, con l'Ue, sarà "attenta" al "rispetto" dei diritti umani e alla questione dell'aborto in Italia. Il timore è che, nonostante le rassicurazioni del centrodestra, Roma possa seguire la scia ungherese, sull'onda dell'esultanza di Orban alla vittoria di Meloni. "Attendo con ansia la nostra futura collaborazione per preservare la pace in Europa e far ripartire l'economia europea", ha sottolineato il premier magiaro, che ha inviato lettere di congratulazioni ai tre leader del centrodestra.
Ma la vittoria di FdI ha riacceso l'entusiasmo sovranista un po' dappertutto. "Meloni e Salvini resistono all'Ue anti-democratica, vittoria storica", è stato il brindisi di Marine Le Pen. Il voto italiano rischia di innescare un terremoto anche all'Eurocamera. Il Ppe, dopo una notte di silenzio, si è esposto con le sue congratulazioni a Fi e ha assicurato che "l'Italia è un'ancora per l'Europa e il nostro partito una bussola per i valori europeisti". "Il Ppe si dovrebbe vergognare e non festeggiare il suo nuovo ruolo di terzo incomodo in una coalizione di estrema destra", ha sbottato S&D. Il dibattito è destinato a incendiare le prossime Plenarie a Strasburgo, dove la Lega proverà a rilanciare il suo ruolo laddove Sinistra e Verdi già promettono assoluta intransigenza.
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