Roma - Il paese in Europa con meno laureati, peggio dell'Italia solo la Romania. Se è vero che il nostro paese ha fatto passi avanti, negli ultimi anni, sul fronte del recupero degli abbandoni scolastici ed è aumentato il numero di coloro che studiano fino alla scuola superiore, è anche vero che la situazione sullo stato dell'istruzione Paese presenta aspetti molto preoccupanti, ancora di più se i numeri vengono paragonati a quelli dei Paesi dell'Ue. Siamo infatti penultimi - seguiti solo dalla Romania - per numero di laureati; la quota di coloro che abbandona gli studi (il 14%), dopo essere diminuita per alcuni anni, dal 2008 non registra miglioramenti; la quota dei neet (i giovani che non studiano e non lavorano) resta la più elevata tra i Paesi dell'Unione (sono oltre 2 milioni) e gli immigrati arrivati negli ultimi 9 anni hanno livelli di istruzione assai bassi. In quadro lo fornisce oggi l'Istat nel Report 2017 sui "Livelli di istruzione della popolazione e i ritorni occupazionali".

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In Italia dunque, nel 2017 la quota di 25-64enni con almeno un titolo di studio secondario è contenuta: 60,9%, +0,8 punti rispetto al 2016 e molto inferiore alla media europea (77,5%, +0,6 punti rispetto all'anno precedente). Su questa forte differenza incide la bassa quota di 25-64enni con una laurea, pari al 18,7%, +1 punto rispetto all'anno precedente, che è poco più della metà del rispettivo valore europeo (31,4%, +0,7 punti rispetto al 2016). Tra il 2008 e il 2017, la quota di popolazione con almeno un diploma è cresciuta in Italia più della media europea, circa 8 punti, mentre quella di chi ha un titolo terziario è aumentata meno: +4,4 punti contro +7,2 punti.

Tra gli stranieri, solo il 47,7% di quelli residenti possiede almeno il diploma contro il 62,5% degli italiani, mentre il 12,1% ha conseguito una laurea a fronte del 19,5% degli italiani. Nel Regno Unito il livello di istruzione degli stranieri è superiore a quello degli stessi inglesi e la Spagna presenta quote di coloro con almeno un diploma secondario superiore simili tra stranieri e locali. A differenza di quanto accaduto in altri paesi europei, in Italia questo divario è cresciuto nel tempo ed è ancora più forte al Sud. Per gli stranieri che vivono in Italia l'abbandono scolastico precoce è molto più rilevante rispetto agli italiani (33,1% contro 12,1%) anche se proprio tra gli stranieri si è registrato, dal 2008, il miglioramento più consistente.

Per quanto riguarda coloro che raggiungono la laurea o un titolo post laurea, nel 2017 la quota di 30-34enni in possesso di titolo di studio del genere è pari al 26,9% mentre la media Ue è del 39,9%. Nonostante un aumento dal 2008 al 2017 di 7,7 punti l'Italia è la penultima tra i paesi dell'Unione.

Il divario di genere è forte, con oltre una giovane su tre laureata a fronte di un giovane su cinque.

Infine, nel triennio 2014-2017 l'aumento del tasso di occupazione dei giovani usciti più di recente dagli studi è, in Italia, più sostenuto rispetto a quello medio europeo ma nonostante questi miglioramenti i tassi di occupazione restano marcatamente bassi e ancora di molto inferiori ai livelli pre-crisi, sia per i diplomati che per i laureati.

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