Bruxelles - "E' l'opportunità di una vita, l'Italia può essere motore di crescita in Europa". Ursula Von Der Leyen è volata a Roma e ha portato al governo di Mario Draghi il "supporto totale" della Commissione europea e un assegno virtuale da 191,5 miliardi. Il giorno del via libera al Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano (Pnrr) è arrivato: a fine luglio arriveranno i primi 24,89 miliardi del Recovery fund. La 'promessa', secondo le stime Ue, è una spinta alla crescita fino al 2,5% e la creazione di 240mila posti di lavoro. La sfida è realizzare, entro il 2026, 525 obiettivi, tra riforme e investimenti, per sbloccare le tranche di fondi. "E' una giornata di orgoglio. Ce la faremo", ha assicurato Draghi. Ma la sfida è solo "all'inizio": ora bisogna "spendere tutto, spendere bene, ma anche con onestà".

Con il via libera al più consistente piano di rilancio dell'Unione europea, l'Italia si avvia a colmare decenni di divario su crescita e produttività, e la Commissione a chiudere anni di richiami su riforme strutturali e investimenti. Il Pnrr soddisfa Bruxelles su tutti gli aspetti, e soprattutto nella parte che attua le raccomandazioni 2019-2020: l'Italia finalmente riformerà la giustizia per avere processi più rapidi, varerà annualmente una legge sulla concorrenza e renderà più efficiente la pubblica amministrazione. Con effetti evidenti sul Pil, sulla produttività e sul debito che, anche se quest'anno crescerà ancora, è destinato a calare sotto la spinta del Pnrr che darà all'occupazione.

IL CRONOPROGRAMMA, SPRINT RIFORME - Quello che ha colpito favorevolmente i tecnici europei è soprattutto il calendario degli interventi che prevede la maggior parte delle scadenze nel primo anno. Giustizia e appalti subito. E poi nuove norme anticorruzione, la legge annuale sulla concorrenza e, se si troverà l'intesa nella larga maggioranza, anche la tanto attesa riforma del fisco. E' fitto il cronoprogramma per il prossimo mese che il governo ha concordato con la Ue per fare decisi passi avanti su alcuni nodi "cruciali" e garantire davvero la messa a terra dei 190 progetti, 132 linee di investimento e 48 riforme del Recovery Plan, di cui le più sensibili dovranno vedere la luce, appunto, già tra queste settimane di fine giugno e il mese di luglio, prima della pausa estiva. L'intenzione è rimuovere gli ostacoli al più presto per migliorare il clima per gli investimenti e le imprese. Vengono quindi giudicate "ambiziose" le misure per modernizzare e riformare la giustizia civile e penale, previste entro il 2021. "L'idea è procedere alla massima velocità", ha assicurato il premier Mario Draghi, elencando "i primi blocchi" di riforme che attendono il governo: entro giugno la delega su appalti e concessioni, a luglio la legge annuale sulla concorrenza (che Bruxelles si aspetta operativa da fine 2022). E a stretto giro la riforma della giustizia, uno dei primi veri banchi di prova tra gli alleati su cui ancora si registrano posizioni lontane almeno tanto quanto sulla riforma dell'Irpef. Dalla digitalizzazione dei Tribunali alla formazione dello staff, tutto è pensato per snellire il lavoro organizzativo nel breve termine, riducendo l'arretrato, per dare modo alle riforme del medio periodo di generare risultati più rapidi. Stesso discorso per la riforma del codice degli appalti, sempre in arrivo quest'anno. Ridurrà, tra le altre cose, i tempi tra la pubblicazione del contratto e la sua assegnazione, e razionalizzerà le amministrazioni aggiudicatrici per semplificare le procedure ma salvaguardando i controlli anti-frodi. Sempre nell'ottica di migliorare l'ambiente per gli investimenti, la Commissione ha apprezzato l'impegno del governo sulla legge annuale per la concorrenza. Rientrerà nei target da rispettare per ottenere i fondi (a differenza della riforma fiscale o di quella delle pensioni, che sono fuori), quindi da oggi non potrà esserci più nessun rinvio sull'apertura dei servizi pubblici locali alla concorrenza. Per la Ue è un intervento fondamentale anche per ridurre i tempi per aprire un'attività.

La nuova cornice servirà a semplificare e rendere più favorevoli le regole per lo sviluppo delle attività economiche, in primis la realizzazione delle opere previste dal Piano di ripresa e resilienza che mira a "cambiare" il volto del Paese: tra 5 anni l'ambizione è quella di completare i collegamenti dell'alta velocità, in particolare con il Sud, e di avere tutta l'Italia connessa grazie al piano per la fibra e il 5G. Ma accanto alle grandi infrastrutture ci sono decine di piccoli interventi che toccheranno tutte le aree del Paese, dalle piste ciclabili che aumenteranno di 1.200 km al recupero di 110 giardini e parchi storici, dal cablaggio di altre 9mila scuole e degli ospedali al rilancio di 250 borghi. Anche perché il piano contribuisce per il 37,5% agli obiettivi climatici fissati dalla Ue e per il 25% a quelli digitali.

Anche il capitolo delle riforme che guardano alla sostenibilità dei conti pubblici, con la riforma della riscossione, del Patto di stabilità interno e un nuovo quadro di spending review, rassicura Bruxelles a tal punto che considera le raccomandazioni 2019-2020 praticamente del tutto affrontate. E mette nero su bianco che il Pnrr "contribuisce a correggere gli squilibri, incluso l'alto debito e la debole produttività". Si tratta di una svolta epocale per l'Italia, da sempre soggetta ai richiami della Ue, e che rischiò addirittura una procedura sanzionatoria per i suoi squilibri macroeconomici. La Commissione è ora convinta che il Pnrr riuscirà ad aggredirli e abbia "il potenziale di portare cambiamenti duraturi e quindi di avere un impatto a lungo termine sulla società e l'economia italiane".

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