Bruxelles - Il patto sull'immigrazione, esclusivamente volontario, inizia a dare i suoi frutti e ora che la presidenza è passata dalla Francia alla Repubblica Ceca a Praga i 27 ministri dell'Interno, insieme alla commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson, hanno fatto il punto della situazione. I Paesi disponibili a partire subito con i ricollocamenti volontari previsti dal meccanismo di solidarietà sono 13 (si è oltre quota 80mila) e altri sono disposti ai contributi finanziari. "E' un buon risultato", ha commentato Johansson.

Il ragionamento è il seguente: per anni non si è riusciti a fare nulla, bloccati dai veti incrociati e dalle barricate est-ovest nord-sud, e poi - nel pieno della peggiore crisi dalla fine della seconda guerra mondiale, con oltre 3 milioni di rifugiati ucraini ancora presenti sul territorio Ue - un primo passo avanti. L'idea, ha spiegato Johansson, è quella di 'fare le prove' con il meccanismo di solidarietà volontario e sulla base dei risultati tirare le somme per arrivare alla riforma delle norme Ue sull'immigrazione. A tratteggiare il cronoprogramma è il ministro dell'Interno iberico Fernando Grande-Marlaska, che immagina il semestre della presidenza spagnola del 2023 come il 'ponte' verso la scadenza del mandato dell'Eurocamera e momento buono per approvare il regolamento del futuro. Ma a Praga si è discusso di molto altro.

Le migrazioni infatti rischiano di intrecciarsi con altri problemi spinosi come il traffico di armi, dato quello che sta accadendo in Ucraina. "Abbiamo già delle indicazioni in questo senso, al di là dell'esperienza passata con la Jugoslavia", ha messo le mani avanti Johansson. In quest'ottica va visto il battesimo del nuovo hub di sostegno dell'Ue per la sicurezza interna e la gestione delle frontiere in Moldavia. "Si tratta - ha spiegato la commissaria - di uno sportello unico sulla sicurezza interna e la gestione delle frontiere" che vedrà coinvolti Europol per quanto concerne la condivisione di informazioni e analisi, Frontex per la lotta al traffico di armi, e la missione Ue di assistenza alle frontiere (Eubam) per il contrasto alla tratta di esseri umani. Nel corso delle riunioni il nuovo hub si soffermerà su un ambito specifico, identificato come prioritario e si tradurrà in un'azione operativa, ad esempio l'avvio d'indagini - e si parte subito, appunto, con il traffico delle armi. Un focus importante è stato condotto sulle possibili ricadute migratorie dovute alle crisi alimentare ed energetica scatenata dalla guerra in Ucraina. Per la responsabile ad interim di Frontex, Aija Kalnaja, tutto ciò causerà "nuove ondate" di partenze e i 27 a Praga, nel corso del consiglio informale, hanno fatto il punto sui piani stilati.

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