Bruxelles - Un buco nero da oltre 26,2 miliardi nel quale finisce l'Iva non riscossa. Ancora così profondo da rendere l'Italia per l'undicesimo anno di fila il Paese in Europa dove l'evasione dell'imposta sul valore aggiunto crea il danno più pesante per le casse pubbliche. E la piaga è ancor più grave se vista dalla prospettiva dell'intero Continente, oggi impegnato a far fronte al caro energia, che nel 2020 della pandemia ha visto sparire 93 miliardi di euro. Un quadro desolante davanti al quale Bruxelles rilancia l'offensiva per un sistema di raccolta più equo e capace, anche grazie alla fatturazione elettronica per le imprese, di recuperare fino a 18 miliardi di gettito Iva in più all'anno. Un'"azione forte contro l'evasione" che, è l'ammonimento del commissario per l'Economia, Paolo Gentiloni, "i cittadini europei chiedono" e che l'Ue considera una "grande priorità" anche nella sua valutazione sulla legge di bilancio italiana.

I dati annuali diffusi da palazzo Berlaymont non lasciano spazio alle interpretazioni: l'Italia resta prima tra i Ventisette per l'evasione in termini assoluti, seguita dalla Francia, dove le perdite valgono 14 miliardi di euro, e dalla Germania, che registra una mancata riscossione di 11,1 miliardi. Mentre è terza per il divario tra gettito previsto e riscosso con il 20,8%, dietro solamente a Malta (24,1%) e Romania (35,7%). Un leggero miglioramento di un punto percentuale rispetto al 2019, quando il gap tra introiti effettivi e gettito atteso in valore nominale era stato di 31,08 miliardi di euro, pari al 21,8%. Un aumento della conformità "probabilmente sostenuto anche dagli obblighi di segnalazione estesi" con l'introduzione nel 2019 dell'obbligo di fatturazione elettronica alle transazioni B2B (business verso business) e B2C (business verso consumatori). Chi invece non sente quasi per niente il problema sono la Finlandia, con un divario tra introiti stimati ed effettivi di appena l'1,3%, l'Estonia (1,8%) e la Svezia (2%).

Nonostante le "forti divergenze" e un trend comunque in lento miglioramento, per l'Europa "un quarto" di quei 93 miliardi di buco "può essere prudentemente attribuito alla frode", ha evidenziato Gentiloni. E "in tempi difficili come questi, le finanze pubbliche hanno bisogno di entrate fiscali solide per sostenere i servizi pubblici e la montagna di investimenti per la transizione verde e digitale e la sicurezza energetica". Allora Bruxelles va al contrattacco con un pacchetto in tre atti: fatturazione elettronica per le operazioni transfrontaliere delle imprese, maggiore responsabilità per le piattaforme online di trasporto passeggeri e affitto a breve termine per garantire più parità con i servizi tradizionali, e un portale di registrazione unica utile soprattutto alle Pmi. Con il solo sistema di rendicontazione digitale, che introduce la comunicazione in tempo reale ai fini dell'Iva per le operazioni oltre confine, Bruxelles punta a dare un giro di vite sulle frodi carosello, recuperare fino a 11 miliardi di euro all'anno, e abbattere i costi amministrativi e di conformità per le aziende europee di oltre 4,1 miliardi di euro ogni anno nei prossimi dieci anni. Un passaggio "in corso di avanzamento in diversi Paesi", ha evidenziato Gentiloni, ricordando come anche l'Italia sia tra coloro che negli ultimi dieci anni hanno introdotto il sistema in alcuni settori dell'economia. E da qui al 2028 l'indicazione Ue sarà "incoraggiarla" ancora di più "e lavorare per armonizzare i sistemi nazionali".

Accanto a tutto questo, Bruxelles ha lanciato anche nuove norme di trasparenza per gli operatori di criptovalute, rei di rendere il sistema, già di per sé vulnerabile, "particolarmente suscettibile all'evasione e all'elusione". Se la proposta verrà approvata, non potranno più scappare dall'obbligo di segnalare tutte le transazioni dei clienti residenti sul territorio europeo. Tutto per garantire che le tasse siano pagate. E scongiurare, davanti allo sforzo dei bilanci nazionali di resistere al caro energia e all'impatto della guerra in Ucraina, di gonfiare ancora i livelli già straordinari di debito pubblico.

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