Bruxelles - O Londra accetta tutte le regole o rischia di "saltare" l'accordo sulla transizione soft dopo la Brexit. L'Unione Europea esorta il Regno Unito a "fare delle scelte" sui propri obiettivi negoziali, in particolare sui diritti dei cittadini, giustizia e affari interni, altrimenti "non è scontato" che si arrivi ad un accordo sul periodo che scatterà dopo il divorzio, dal 29 marzo 2019 a dicembre 2020. A mettere in guardia i britannici è stato il negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier, che ha parlato di "sostanziale disaccordo" su alcuni punti "non negoziabili", come le quattro libertà fondamentali e il mercato interno.

Secca la replica da Londra, con il ministro britannico per la Brexit, David Davis, che si è detto sorpreso dalle dichiarazioni di Barnier dopo l'intenso lavoro fatto nell'ultima settimana e ha parlato di "contraddizione profonda" nell'approccio del negoziatore francese ed in quello della Commissione europea sul periodo di transizione.

"È venuto il momento per la Gran Bretagna di fare delle scelte", ha sottolineato Barnier. "Noi le aspettiamo", ha aggiunto, precisando di avere delle "difficoltà a capire la posizione britannica", ma avvertendo che, "se dovesse continuare il disaccordo", allora ciò sarà "un problema". Barnier ha poi parlato del capitolo irlandese sottolineando che "bisogna evitare un 'hard border'" e avvisando che se Londra dovesse uscire dal mercato unico e dall'Unione doganale allora ci saranno controlli "inevitabili" ai confini nordirlandesi. "Per questo - ha chiosato - è necessaria una soluzione specifica per l'Irlanda", anche perché "il tempo è breve e non abbiamo un minuto da perdere se vogliamo avere successo".

Londra è intenzionata ad introdurre un possibile trattamento differenziato fra i cittadini europei che già risiedono nel Regno e coloro che vi entreranno dopo l'entrata in vigore formale del divorzio nel 2019. Un tema sul quale l'Unione ha posto un muro, sostenendo che il principio di libera circolazione deve essere rispettato lungo tutto il periodo transitorio di 21 mesi. La linea dettata da Bruxelles prevede inoltre che la Gran Bretagna continui ad applicare tutte le leggi dell'Unione, senza poter prendere parte ai processi decisionali e senza poter chiudere nuovi accordi commerciali. Il Regno deve anche seguire le decisioni della Corte di giustizia senza però poter dire la propria. Temi questi mal digeriti oltremanica. La partita sembra tutta in salita.

Stretta tra l'incudine ed il martello Theresa May si trova a ricucire lo strappo con Bruxelles ma anche a vedersela con le divisioni interne al Partito Conservatore e al consiglio dei ministri fra 'hard brexiteers' e 'moderati'. A cogliere la palla al balzo il ministro ombra laburista responsabile del dossier Brexit, Keir Starmer, che ha accusato May d'essere responsabile di una sorta di stallo e l'ha sollecitata a mettere "fine ai conflitti interni al suo gabinetto". Ma anche ad "accantonare le sue sconsiderate linee rosse e a convergere sulle proposte laburiste" su un progetto di accordo transitorio soft con Bruxelles. Accordo che, secondo il Labour, dovrebbe prevedere la permanenza senza eccezioni del Regno "nel mercato unico e nell'unione doganale per l'intera durata del periodo di transizione".

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