Roma - Nel 2020, oltre 6.200 rifugiati e migranti sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica mentre tentavano la traversata via mare per l'Europa e riportati in Libia, dove finiscono per essere "trattenuti arbitrariamente in centri di detenzione ufficiali, nei quali sono esposti quotidianamente ad abusi e vivono in condizioni raccapriccianti, oppure finiscono in 'centri non ufficiali' o depositi controllati dai trafficanti che li sottopongono a maltrattamenti fisici per estorcere loro pagamenti in denaro". È la denuncia contenuta in un nuovo rapporto realizzato dall'agenzia Onu per i rifugiati Unhcr e dal Mixed Migration Centre (Mmc) del Danish Refugee Council, che riporta come migliaia di rifugiati e migranti muoiano e molti patiscano gravi violazioni di diritti umani durante i viaggi irregolari dall'Africa occidentale e orientale alle coste nordafricane del Mediterraneo.

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Un rapporto pubblicato all'indomani della vicenda dei tre migranti sudanesi uccisi in un tentativo di fuga dopo essere stati riportati in Libia dalla Guardia costiera del Paese africano, per la quale l'Unhcr ha chiesto una indagine urgente. Il rapporto, intitolato "In questo viaggio, a nessuno importa se vivi o muori", descrive in che modo "la maggior parte delle persone in viaggio lungo queste rotte cada vittima o assista a episodi di inenarrabili brutalità e disumanità per mano di trafficanti, miliziani e, in alcuni casi, i funzionari pubblici". Il documento segnala che almeno 1.750 migranti e rifugiati hanno perso la vita nel 2018 e nel 2019 durante questi viaggi, una media di 72 al mese, dato che rende la rotta una delle più mortali al mondo. Per quanto riguarda il 2020, sebbene la maggior parte delle testimonianze e dei dati siano ancora in fase di ricezione, è certo che siano almeno 70 i rifugiati o migranti che hanno già perso la vita. Il documento descrive come per molti migranti, l'arrivo in Libia rappresenti la tappa finale di un viaggio dall'Africa caratterizzato da abusi raccapriccianti, quali esecuzioni sommarie, torture, lavori forzati e pestaggi. Persone continuano a riferire di essere state vittime di violenze brutali, tra cui essere ustionati con olio bollente, plastica sciolta, od oggetti in metallo riscaldati, di aver subito scariche elettriche e di essere stati legati e costretti a posizioni di stress. "Per troppo tempo, gli atroci abusi subiti da rifugiati e migranti lungo queste rotte via terra sono rimasti largamente invisibili", ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario Onu per i rifugiati. L'Unhcr continua a chiedere di porre fine alla detenzione arbitraria di rifugiati e richiedenti asilo ed è pronta a supportare le autorità libiche nell'individuazione e nell'implementazione di misure alternative alla detenzione.

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