L'Europa cade una volta ancora sulle tutele ai rider. I Rappresentanti Permanenti dei 27 Paesi membri, riuniti per dare la luce verde finale alla direttiva che riguarda oltre 30 milioni di lavoratori della gig economy, non hanno trovato la maggioranza qualificata necessaria all'approvazione. Era già accaduto nel dicembre 2023, quando lo stop arrivato dai 27 aveva costretto le istituzioni comunitarie a un supplemento di negoziato, che si era poi concluso positivamente. Ma non è bastato. Nell'ultima riunione a febbraio 2024 degli ambasciatori dei Paesi membri Francia, Germania, Grecia e Estonia hanno fatto muro, formando la cosiddetta minoranza di blocco. L'approvazione della direttiva si è resa impossibile. E con la fine della legislatura alle porte il rischio che il provvedimento abbia imboccato un binario morto è altissimo.

Obiettivo primario della direttiva è inquadrare gli oltre 30 milioni di rider come dipendenti e non come autonomi sulla base di alcune condizioni (dalle divise tutte uguali alla fissazione di orari di lavoro, fino al dato che le performance siano monitorate da un algoritmo). Insomma, l'Ue voleva evitare che chi è soggetto al controllo e alla direzione delle app e degli algoritmi delle grandi piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo sia considerato un precario. Non solo. Nel caso in cui un'azienda rifiuti di qualificare un rider come dipendente, il provvedimento disciplina che l'onore della prova spetti alla società e non al lavoratore. Il testo prevede infine che qualsiasi decisione sul licenziamento di un rider non possa dipendere dall'intelligenza artificiale ma vada sottoposta al controllo umano.

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La direttiva sui rider sarebbe dovuta approdare tra marzo e aprile all'Eurocamera per la ratifica finale. Mancava però l'ok dei 27. Nella riunione del cosiddetto Coreper I, quando la presidenza belga ha chiesto se ci fossero riserve al testo, Spagna e Bulgaria hanno rilevato che avrebbero voluto un testo più ambizioso ma hanno comunque assicurato il loro sì. E a favore, a quanto si apprende, avrebbe votato anche l'Italia. Ma i Rappresentanti di Parigi, Berlino, Atene e Tallin hanno annunciato che si sarebbero astenuti rendendo impossibile la maggioranza qualificata. Si è tornato così all'impasse del 22 dicembre 2023, ma ora il tempo per un nuovo trilogo (i negoziati inter-istituzionali) è davvero minimo. Il commissario al Lavoro Nicolas Schmit, su X, ha espresso tutta la sua "delusione".

I Socialisti Ue hanno sottolineato che "i liberali in Francia, Germania, e Estonia e i conservatori ellenici hanno permesso che prevalgano gli interessi delle multinazionali". "Quattro governi hanno voltato le spalle a 30 milioni di lavoratori", ha attaccato infine Elisabetta Gualmini del Pd, relatrice del testo per l'Eurocamera. 

La cosiddetta gig economy oggi abbraccia i colossi di ride-hailing e di consegna di cibo come Uber e Deliveroo, così come servizi di basso profilo come la traduzione o il lavoro legale. Alcuni – in particolare Uber – hanno spesso affrontato le ire di sindacati e politici per aver messo in discussione il modello sociale europeo.

Entro il 2025, Bruxelles stima che più di 42 milioni di persone svolgeranno una sorta di lavoro tramite piattaforma, la maggior parte sarà costituita da giovani e lavoratori autonomi.