Bruxelles - Senza certezza che un prodotto geneticamente modificato possa comportare un grave rischio per la salute umana, degli animali o per l'ambiente, gli Stati non possono vietarne la coltivazione, come fatto dall'Italia nel 2013. Lo ha deciso la Corte di giustizia europea in riferimento al caso di Giorgio Fidenato, agricoltore perseguito nel nostro paese perché nel 2014 piantò mais Ogm autorizzato dall'Ue, nonostante un decreto interministeriale del 2013 ne vietasse la coltivazione sul territorio italiano. La sentenza, però, non ha nessun impatto sul divieto di coltivazione di ogm attualmente in vigore in Italia e adottato in base alle nuove regole Ue del 2015, che consentono di aggirare quelle vecchie a cui fa riferimento il caso.

Il vecchio decreto, secondo la sentenza emessa oggi dai giudici europei, non era legittimo. E questo perché l'applicazione del 'principio di precauzione', invocato dall'Italia nell'istituire il divieto, in base alle norme Ue deve essere giustificata da una valutazione scientifica e obiettiva che 'certifichi' i rischi per la salute. Altrimenti non possono essere scavalcate le procedure previste per prodotti che sono "già stati oggetto di una valutazione scientifica completa prima di essere immessi in commercio", spiega una nota della Corte Ue.

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Corte Ue, stop solo se accertati rischi salute. Cosa sono e come vengono prodotti gli Ogm (134mm x 100mm)

La nuova direttiva sulla coltivazione degli Ogm approvata nel 2015 ha introdotto la novità di poter chiedere l'esenzione (opt-out) dalla coltivazione di Ogm sulla base di motivazioni quali obiettivi di politica ambientale o agricola, pianificazione urbana e uso del suolo, difficoltà di coesistenza con coltivazioni non-ogm e impatto socioeconomico. E l'Italia è tra i 17 Stati membri (più 4 regioni) ad aver sfruttato questa possibilità. Per il divieto di semina su basi di tutela della salute e dell'ambiente per Ogm autorizzati a livello Ue, si continua ad applicare invece il precedente sistema, e quindi le relative valutazioni restano di competenza dell'Ue.

"Oggi finalmente sentiamo che la giustizia, con la 'G' maiuscola, sta dalla nostra parte", ha dichiarato Giorgio Fidenato.

Di segno opposto le reazioni alla sentenza giunte da altri parti in causa. "I consumatori saranno ridotti a vere e proprie cavie, sulle quali sperimentare se gli Ogm fanno male o no", ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che definisce la sentenza "un grave assist alle multinazionali".

Zaia "dovrebbe sapere che non potranno essere coltivati Ogm in Italia", gli ha risposto il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, ricordando che le "nuove norme europee consentono legittimamente agli Stati di vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati. Cosa che l'Italia ha già fatto".

Sulla stessa linea la Coldiretti, che parla di "sentenza che si riferisce ad un quadro normativo ormai passato e del tutto superato".

Anche se "dal punto di vista operativo non cambia nulla", è l'avviso dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle, con la decisione della Corte "viene calpestato il principio di precauzione, uno degli strumenti pilastro in difesa dell'ambiente e della salute".

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