Bruxelles  - L'inflazione americana rallenta e a ottobre sale solo del 3,2%. Una frenata, la prima in quattro mesi, che mette le ali alle borse: le piazze finanziarie europee chiudono tutte in rialzo, con Milano che segna un aumento dell'1,45%. Avanza decisa anche Wall Street dove il Nasdaq vola di oltre il 2% mentre i rendimenti dei Treasury affondano, riflettendo l'ottimismo degli investitori per l'attesa fine del ciclo rialzista della Fed e la crescente possibilità di un taglio dei tassi alla metà del 2024. Il rallentamento dei prezzi è legato alla benzina e alla frenata dei costi per le case, saliti il mese scorso dello 0,3% sul mese precedente e del 6,7% a livello tendenziale, registrando per la prima volta da oltre un anno un rialzo inferiore al 7%. L'indice core - al netto di energia e alimentari e quello monitorato dalla Fed - è salito del 4% su base annua, meno del 4,1% su cui scommettevano gli analisti, e dello 0,2% su base mensile.

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   La frenata mostra come dopo una dura 'battaglia', comunque non ancora finita, la Fed può iniziare quantomeno a tirare un sospiro di sollievo: la sua aggressiva campagna di rialzi dei tassi, al momento ai massimi da 22 anni, sta iniziando a produrre i risultati sperati. Per gli analisti il dato di ottobre 'cancella' ogni chance di un ulteriore ritocco al rialzo del costo del denaro nel 2023. E anzi apre la strada a un taglio dei tassi il prossimo giugno, quando è già attesa una sforbiciata dello 0,25% seguita il mese successivo da un'altra riduzione di analoga entità. Le previsioni degli analisti si scontrano però con il complesso quadro con cui la Fed si trova a fare i conti per centrare l'obiettivo di un 'atterraggio morbido'. Al momento le possibilità di una recessione sono molto limitate: i dati sul pil, sul lavoro e sui consumi dipingono un'economia resiliente e consumatori che, nonostante il caro-prezzi, continuano a spendere.

   Ma per Jerome Powell ancora non si può cantare vittoria alla luce delle incertezze e delle incognite che aleggiano sull'economia. Fra queste ci sono i conti pubblici americani e la loro sostenibilità, come notato da Moody's nel rivedere al ribasso, a negativo da stabile, l'outlook per gli Stati Uniti. Senza contare le guerre in Ucraina e a Gaza e le loro possibili implicazioni geopolitiche, alle quali si aggiungono un possibile shutdown a giorni o agli inizi del 2024, le elezioni presidenziali americane e i rischi che arrivano dalla Cina. Proprio Xi Jinping è atteso negli Stati Uniti per il vertice dell'Apec a San Francisco, a margine del quale vedrà Joe Biden, in quello che è il primo incontro fra i due da un anno. Il rallentamento cinese - ha detto Janet Yellen - è stato oggetto di confronto con i ministri dell'economia dell'Apec, secondo i quali rappresenta un "rischio al ribasso per l'outlook economico", soprattutto per quei paesi del Pacifico che hanno stretti rapporti commerciali con la Cina.

   La crisi immobiliare e il debole andamento delle vendite durante il 'Singles' Day' hanno alimentato i timori per lo stato di salute dell'economia cinese. Gli Stati Uniti - ha spiegato Joe Biden prima di partire per San Francisco - sono interessati ad aiutare l'economia cinese in difficoltà ma non a spese della proprietà intellettuale americana. Biden all'Apec si presenta in una posizione economica decisamente più solida di Xi, come dimostrato anche dall'andamento dell'inflazione. I problemi del presidente americano sono più nei sondaggi, dove non solo non riesce a decollare ma è bocciato dalla maggioranza degli americani soprattutto sull'economia. I suoi successi con i piani per le infrastrutture e sui chip non sono infatti riusciti a conquistare gli elettori, di cui solo il 14% è convinto di essere ina una posizione finanziaria migliore da quando Biden è entrato alla Casa Bianca.