Roma - La Bce alza i tassi di tre quarti di punto e si appresta a mettere mano al quantitative easing, con la presidente Christine Lagarde che replica a Giorgia Meloni che aveva evocato una "scelta azzardata" di Francoforte: "La cosa di cui le persone sono preoccupate è l'inflazione". Ma oltre la corsa immediata al rialzo i mercati già intravedono una pausa nel 2023, e festeggiano. La neo-presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, due giorni fa, aveva sottolineato i rischi per famiglie e imprese creati dalla politica monetaria di Francoforte, che ora ha raddoppiato con un nuovo rialzo da tre quarti di punto come a settembre: il tasso di rifinanziamento principale sale così al 2% sui livelli dov'era nel 2009, quello sui depositi all'1,5% e quello sui prestiti marginali al 2,25%. Prima di Meloni avevano 'bacchettato' Francoforte sia la premier finlandese Sanna Marin che il presidente francese Emmanuel Macron. Lagarde non si è tirata indietro dal replicare: "Faremo quel che va fatto" e "non significa che trascuriamo il rischio di recessione. Ma ci preoccupa il fatto che i bassi redditi non sono solo vulnerabili al rischio di recessione, ma anche alla realtà dell'inflazione".

Macron e la Marin, in particolare, erano entrati nel vivo del dilemma che affligge la Bce, ovvero il rischio che per fronteggiare l'inflazione la Bce peggiori la recessione. E' stata la stessa Lagarde a evocare, dopo l'attuale frenata, rischi "al ribasso". Anche se non sembra avverarsi lo 'scenario avverso' di una recessione 2023 da -0,9%, a dicembre verrà probabilmente rivisto in peggio lo scenario base di una crescita pari a +0,9%.

La Bce, tuttavia, pur riconoscendo che l'inflazione dell'Eurozona al 9,9% si deve in larga parte all'energia, guarda la corsa ai rincari che contagia un po' tutti i settori: l'inflazione 'supercore', al netto di alimentari, energia e fattori stagionali, è ormai al 5,8%. Occorre dunque portare la leva monetaria, tuttora espansiva, sulla posizione 'neutrale'. Non solo alzando i tassi: il Consiglio direttivo "a dicembre affronterà la discussione e deciderà i principi-chiave" su come riassorbire gli acquisti di debito del quantitative easing, ha spiegato Lagarde. Intanto già da fine novembre subiranno una stretta i tassi con cui le banche accedono ai maxi-prestiti Tltro, un altro passo verso la riduzione del bilancio della Bce.

Le scelte future di Francoforte, tuttavia, dipenderanno molto dalle nuove previsioni in arrivo alla riunione del 15 dicembre, quando ci si attende una nuova stretta da mezzo punto. Lagarde ha detto che la Bce potrebbe ancora alzare i tassi diverse volte. Ma il sentiment prevalente è abbastanza cauto e forse lo riassumono le parole del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: "Il rialzo dei tassi della Bce era ampiamente previsto. Probabilmente non sarà l'ultimo in questa fase, ma confidiamo nella saggezza della Bce nell'interpretare le cause della recente impennata dell'inflazione e nel tener conto del rallentamento in corso nell'economia europea". Marco Valli, responsabile globale della ricerca di Unicredit, ha scritto che la Bce è parsa "più cauta" e si aspetta che i tassi raggiungano un picco al 2,25% a febbraio. Anche Fitch è convinta che la Bce si fermerà "ben al di sotto" della Fed, che dopo il Pil Usa del terzo trimestre tornato alla crescita (+2,6% annualizzato) va verso una nuova stretta da 75 punti base il 2 novembre, e in prospettiva potrebbe arrivare in zona 5% al termine della fase rialzista. E così i mercati guardano già a una pausa di Francoforte nel 2023: Milano (+0,9%) e l'Europa sono andati in positivo proprio dopo le parole della Lagarde, lo spread è arrivato a sfiorare i 200 punti base (era a 250 agli inizi di ottobre) con tasso del Btp decennale che scende sotto il 4% da quasi 5% di un mese fa, un buon viatico per l'asta di Btp fissata per domani.

PIÙ CARI I MUTUI VARIABILI - La stretta sul costo del denaro varata dalla Bce avrà un effetto 'a cascata' sui mutui e sui finanziamenti alle imprese. Il tasso principale di riferimento della Bce è risalito al 2%, tornando al livello di inizio 2009, e l'aumento avrà ricadute sull'andamento generale dei tassi d'interesse. Se le banche dell'Eurozona pagheranno un costo maggiore per prendere in prestito denaro dalla Bce, alla fine anche i prestiti e i finanziamenti a tasso variabile (mutui) a imprese e cittadini saranno più costosi.

Ascolta "L'inflazione, l'economia da sapere (3) – i tassi e il sentiero stretto delle banche centrali (di Corrado Chiominto)" su Spreaker./**/
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Dalle simulazioni delle associazioni dei consumatori e di siti specializzati nel mercato dei mutui emerge un aumento della rata mensile che si aggira sui 50 euro, pari a circa 600 euro in un anno. Una "stangata", avverte il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, che "apre un altro pericoloso fronte, quello dei ritardi nei pagamenti delle rate da parte delle famiglie in difficoltà, schiacciate dall'emergenza energia, da un'inflazione alle stelle e ora anche da mutui sempre più cari e difficili da pagare". Per Facile.it l'aumento dei tassi di interesse di 75 punti base deciso dalla Bce potrebbe tradursi in "un incremento delle rate dei mutui variabili fino a 50 euro al mese per un finanziamento medio, e un aggravio complessivo di circa 150 euro da inizio anno".

Ovviamente, tutto dipende dall'andamento dell'Euribor, il parametro di riferimento per i mutui a tasso variabile: se l'Euribor aumenterà in misura uguale ai tassi della Bce - viene calcolato nel rapporto - per un finanziamento variabile da 126.000 euro acceso a gennaio 2022 la rata sarà di 604 euro, vale a dire 50 euro in più rispetto ad oggi e 150 euro in più da inizio anno (+32%). Se si guarda invece ai Futures sugli Euribor, che rappresentano l'aspettativa che gli operatori hanno sull'andamento dell'indice nei prossimi anni, emerge un possibile aumento ancor più consistente: entro fine anno l'indice Euribor (a 3 mesi) arriverà al 2,24%. Se così fosse, la rata del mutuo simulato salirebbe a 630 euro, vale a dire 174 euro in più rispetto a inizio anno. La simulazione di MutuiOnline.it calcola che per un mutuo a tasso variabile di 140.000 euro con durata 20 anni, la rata potrebbe passare dai circa 640 euro al mese, con tasso 0,95%, a 689 euro se il tasso salisse a 1,70%, "richiedendo un esborso di oltre 11mila euro in più". Aumenti che, tra caro energia e surriscaldamento dell'inflazione, stanno mettendo sotto pressione molte famiglie: da un'indagine commissionata da Facile.it emerge che 2,4 milioni di italiani con un mutuo a tasso variabile hanno dichiarato di aver avuto difficoltà, già nei primi 9 mesi dell'anno, a rimborsare il finanziamento e addirittura 218.000 mutuatari hanno dovuto saltare una o più rate.

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