Bruxelles - Godot è arrivato, l'Unione Europea ha finalmente chiuso la partita del sesto pacchetto di misure restrittive alla Russia, che dentro di sé contiene l'embargo al petrolio di Mosca. "Ora le sanzioni mordono forte l'economia russa", ha commentato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen concludendo il vertice straordinario. Il parto però è stato difficile, con un'intesa che esclude l'import via oleodotto, e mostra plasticamente quanto costi, politicamente, l'unità dell'Ue. Il Cremlino, naturalmente, prende nota. Anche perché ora il balletto si sposta sulla natura delle esenzioni, definite "temporanee". "Il Consiglio Europeo - si legge infatti nel documento finale - tornerà sulla questione dell'eccezione per il greggio consegnato tramite oleodotto il prima possibile".

Il meccanismo di partire con l'embargo alle forniture via nave senza toccare quelle via terra - cruciali per Paesi come Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca - ha permesso di raggiungere l'accordo politico. Che prevede lo stop a greggio e prodotti raffinati trasportati via mare tra otto mesi, sedici per i prodotti petroliferi per Praga (e dal 2024 per la Bulgaria). Una vittoria per l'uomo forte di Budapest, Viktor Orban. Ma anche di Emmanuel Macron, Olaf Scholz e dell'Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell: tutti e tre, con toni diversi ma convergenti, avevano scommesso ieri in apertura di vertice sull'accordo. E hanno avuto ragione.

Ora però bisogna entrare nello specifico e quantificare la natura delle deroghe. I leader hanno infatti chiesto al Consiglio di finalizzare e adottare senza indugio il sesto pacchetto "garantendo un mercato unico dell'Ue ben funzionante, una concorrenza leale, la solidarietà tra gli Stati membri e condizioni di parità anche per quanto riguarda la graduale eliminazione della nostra dipendenza dai combustibili fossili russi". Il diavolo, come sempre, sta nei dettagli. Sarebbe accettabile, dunque, una deroga infinita per Ungheria e soci? Probabilmente no. Ecco perché, a quanto si apprende, già circola l'ipotesi d'imporre dei dazi al petrolio russo via tubo qualora non si dovesse arrivare ad un accordo sulla scadenza delle esenzioni. Mossa insidiosa, visto che in materia di commercio non serve l'unanimità e dunque potrebbe passare a maggioranza.

I 27 a Bruxelles hanno comunque affrontato la sfida dell'energia nella sua totalità e complessità. Von der Leyen ha ricordato come la risposta europea per liberarsi dal gioco degli idrocarburi russi sia il REPowerEu.

I leader hanno spronato il Consiglio ad "esaminare rapidamente" la proposta della Commissione per raggiungere gli obiettivi. "Ci vogliamo muovere su quattro priorità: diversificare i combustibili e le fonti, accelerare l'uso delle energie rinnovabili, lavorare sull'efficienza e sul risparmio energetico e investire nelle infrastrutture, nelle interconnessioni e nelle energie rinnovabili", ha assicurato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Certo, ora che si è chiuso il sesto pacchetto già si aprirà il dibattito sul settimo, ovvero il gas. Macron ha detto di non voler "escludere nulla" per il futuro ma l'ipotesi al momento pare davvero remota: Gazprom sta staccando le forniture alle compagnie che non pagano in rubli e dunque iniziano a serpeggiare tensioni. La Commissione ha già detto che ora il focus passerà sulla messa a terra delle sanzioni ed evitare possibili aggiramenti. Di più, all'orizzonte, non si vede.

PETROLIO, BANCHE, IL SESTO PACCHETTO UE - Ecco i contenuti delle nuove sanzioni approvate dai leader:

  •  STOP AD ACQUISTI VIA NAVE ED ESENZIONI TEMPORANEE. L'intesa sullo stop agli acquisti riguarda i carichi via nave mentre è stata decisa un'esenzione "temporanea" per il greggio consegnato tramite oleodotti, ossia quello che scorre lungo l'oleodotto Druzhba. Eccezione prevista per dare il tempo a Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, Paesi senza sbocco sul mare, di rendersi indipendenti dalle forniture di petrolio dalla Russia.
  • GERMANIA-POLONIA. L'esenzione non riguarderà il petrolio distribuito attraverso la sezione settentrionale dell'oleodotto Druzhba che scorre in Germania e Polonia. In una dichiarazione, i due Paesi si sono impegnati a fermare comunque le forniture del petrolio russo. Questo permetterà all'Ue di ridurre complessivamente l'import del greggio dalla Russia di oltre il 90%.
  • MISURE DI EMERGENZA. Nel caso di interruzioni improvvise delle forniture di petrolio tramite oleodotto, potranno essere introdotte delle "misure di emergenza" che permettono ai Paesi senza sbocco sul mare di comprare altro petrolio.
  • I NODI DA SCIOGLIERE. I leader europei non hanno ancora stabilito i termini dell'esenzione temporanea, che dovranno essere limati nei prossimi giorni. Gli Stati membri che godono di questo eccezione continueranno, infatti, ad acquistare il greggio russo, più economico, mentre gli altri non potranno farlo. Pe preservare la concorrenza nel mercato unico le misure concordate dovrebbero includere un divieto di riesportazione del greggio russo in arrivo tramite oleodotto e di rivendita di prodotti raffinati dal greggio russo.
  • BANCHE E BLACKLIST. Prevista anche l'esclusione di Sberbank, principale istituto bancario russo, dal sistema di pagamento internazionale SWIFT. Viene colpita anche la seconda banca della Bielorussia. C’è lo stop a tre emittenti tv russe e si allunga la black list (i testi legali sono in fase di definizione e solo allora si avrà la certezza): vengono aggiunte diverse personalità, ma non il patriarca Kirill, leader della Chiesa ortodossa russa, su cui c'è stato il veto dell'Ungheria, e i militari responsabili delle atrocità compiute a Bucha e in altre aree del Paese. Le compagnie assicurative e le società di consulenza europee non potranno più offrire servizi per le società russe.

LE ALTRE SANZIONI, DA AGOSTO STOP A CARBONE RUSSO - Il precedente quinto pacchetto approvato l’8 aprile comprende il divieto, a partire da agosto 2022, di acquistare, importare o trasferire nell’Ue carbone e altri combustibili fossili solidi, se originari della Russia o esportati dalla Russia e il divieto di accesso ai porti dell’Ue alle navi registrate sotto la bandiera russa. Inoltre c’è il divieto alle imprese russe e bielorusse di trasporto su strada di trasportare merci nell’Ue. Viene allargato il divieto di esportazione a settori strategici come computer quantistici e semiconduttori avanzati, elettronica di alta gamma, software, macchinari sensibili. Divieto di import di legno, cemento, fertilizzanti, prodotti ittici e liquori.

AIUTI, 9 MILIARDI PER LA RICOSTRUZIONE - Al vertice straordinario del 30 e 31 maggio è arrivato anche il via libera dei leader Ue a un pacchetto da nove miliardi per finanziare la ricostruzione. L’ Ucraina ha bisogno di liquidità immediata e per la ricostruzione. Il Fmi ha stimato che Kiev ha bisogno di 5 miliardi di dollari al mese da aprile a giugno per poter mantenere in piedi il Paese. L’Ue è pronta a concedere all’Ucraina una nuova assistenza macrofinanziaria fino a 9 miliardi di euro nel 2022. Il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione di presentare una proposta. Resta da decidere come sarà composto il pacchetto: quante sovvenzioni e quanti prestiti. Le visioni divergono, per la Germania si dovrebbe puntare a sovvenzioni con accordi bilaterali perché Kiev non è in grado di ripagare gli aiuti. Per i Paesi con alto debito pubblico come Italia, Francia o Spagna la soluzione dovrebbe essere invece comunitaria.

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