Bruxelles - Dopo dieci rialzi consecutivi dei tassi di interesse arriva la pausa tanto attesa dai mercati e dai consumatori. Di fronte al netto calo dell'inflazione a settembre e ai rischi per l'economia che aumentano con una seconda guerra alle porte dell'Europa, la Bce ha deciso di lasciare invariato il costo del denaro e dare un po' di tregua a famiglie e imprese. Ma è una tregua armata: "Siamo in pausa ma non vuol dire che non rialzeremo di nuovo", ha chiarito la presidente Christine Lagarde rimandando qualunque previsione, perché "è assolutamente prematuro anche solo discutere" di un taglio dei tassi. La decisione, ampiamente attesa, non ha mosso più di tanto i mercati: le Borse europee hanno chiuso negative, Milano leggermente sopra la parità (+0,29%), mentre lo spread resta in zona 200 punti. Il board della Banca centrale europea, riunito ad Atene, ha deciso all'unanimità di interrompere il ciclo di rialzi più rapido della storia dell'euro: dieci aumenti che hanno portato il tasso di rifinanziamento principale al 4,50%, il record storico. La pausa è frutto di un percorso che da luglio 2022 ha più che dimezzato l'inflazione, scesa a settembre al 4,3%.

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   Un calo inatteso rispetto al 5,2% di agosto, che ha convinto la Bce a tirare il freno a mano. Ma non è l'unico elemento che ha spinto i governatori ad usare pazienza. L'altro è la delicata situazione economica, e per descriverla Lagarde ha usato nove volte la parola 'debolezza'. "La manifattura continua a calare, la domanda sommessa e la stretta al credito pesano sulla spesa dei consumatori, i servizi si sono indeboliti ulteriormente per il contagio della debole attività dell'industria. L'economia resterà debole per il resto dell'anno", ha detto la presidente. Mentre l'economia Usa sembra reggere bene la cura per l'inflazione, con il Pil del terzo trimestre salito al 4,9%, oltre le attese che lo davano al +4,5%, non è chiaro quando l'Eurozona smetterà di oscillare tra stagnazione e recessione. Inoltre, sul quadro incombono nuovi rischi. "I prezzi dell'energia sono divenuti meno prevedibili" a causa degli sviluppi "geopolitici", ovvero la guerra in Medioriente che potrebbe rimettere sotto pressione i prezzi, a cominciare da quelli del petrolio. Per questo i governatori "monitorano" e si tengono le mani slegate: "Siamo in pausa ma non vuol dire che non rialzeremo di nuovo" i tassi, che sono "il miglior strumento che possiamo usare" per far tornare l'inflazione al 2%, quindi per adesso è giusto fermarsi ma per il futuro decideranno i dati, ha sottolineato Lagarde, contraria a dare qualunque indicazione sul futuro.

   A dicembre Francoforte presenterà le nuove stime sul Pil e l'inflazione, e allora si potrebbe capire se con la primavera potrà arrivare o no il primo taglio dei tassi che si aspettano i mercati. Nonostante le pressioni di alcuni governatori dei Paesi del Nord, nella riunione di Atene non sono stati toccati altri temi. Non si è discusso del futuro del Pepp, il programma straordinario di acquisti varato durante la pandemia, che non sta più comprando nuovi titoli ma fino a dicembre 2024 reinvestirà il capitale rimborsato su quelli in scadenza. In prospettiva il Pepp, che dalla pandemia ha comprato circa 1700 miliardi di bond, deve ridursi per alleggerire il bilancio Bce, ma una fine anticipata rischierebbe di mettere sotto pressione i titoli di Stato dei Paesi più indebitati, ed è un pericolo che nessuno vuole correre in questa fase. L'obiettivo di molti è spostare ogni riflessione alla primavera, sperando che l'emergenza inflazione sia passata. Nella riunione non si affrontato nemmeno l'eventuale innalzamento dei requisiti di riserva minima (Mrr) delle banche, l'altro strumento anti-inflazione che toglierebbe liquidità alle banche, molto preoccupate dall'eventualità di avere meno leva per fare utili.