Bruxelles - "I toni con la collega francese sono stati positivi, non c'è stata frattura ma ho detto che l'immigrazione è un problema europeo". L'Italia porta ufficialmente il dossier migranti in Ue e lo fa, al Consiglio Affari Esteri, con il vicepremier e titolare della Farnesina Antonio Tajani. Un primo "scambio di vedute" sul tema ha luogo nelle battute finali della riunione. Nessuno si attendeva decisioni e nulla di concreto infatti emerge.
Ma a Bruxelles, da qui in poi, si riapre il grande capitolo immigrazione. Con la Commissione e l'Italia che, sul fronte Ong, continuano a vederla diversamente. "Le loro navi sono come le altre, salvare vite è un obbligo inequivocabile", è la posizione dell'esecutivo europeo. "Con le prossime navi delle organizzazioni valuteremo caso per caso. Una cosa è salvare vite un'altra è darsi appuntamento in mare", è la tesi del governo. Una tesi che Tajani ha messo sul tavolo, con toni meno roventi di quelli visti nei giorni scorsi nello scontro Roma-Parigi, alla riunione dei ministri degli Esteri Ue. In agenda il dossier flussi non era previsto ma l'Italia ha chiesto di porre il tema. Fonti europee hanno sottolineato come su un punto ci sia un accordo di fatto: che il problema vada a risolto a livello comunitario.
Non a caso, la Commissione e la presidenza di turno ceca hanno intavolato i primi contatti per convocare, alla fine di novembre, un Consiglio Affari Interni straordinario. Ma Tajani ha avanzato una richiesta sensibilmente diversa: che si riuniscano assieme i ministri degli Esteri e quelli degli Interni (il cosiddetto formato jumbo). Mercoledì, alla riunione dei Rappresentanti dei 27, potrebbe emergere una prima decisione a riguardo. Con un obiettivo: evitare un nuovo scontro frontale tra due o più Paesi europei. Lo scontro, alla riunione dei ministri degli Esteri, non c'è stato. La Francia, rappresentata dal sottosegretario agli Affari Ue Laurence Boone, ha richiamato Bruxelles alla necessità "dell'unità, della responsabilità per le vite umane e della solidarietà tra gli europei". La Germania, si apprende da alcune fonti vicine al dossier, sulle Ong di fatto tiene il punto. Ed è proprio il capitolo delle organizzazioni non governative ad essere tra i più incandescenti.
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Tajani nel corso del suo intervento ha citato il report riservato di Frontex, secondo cui le navi delle Ong fanno da 'pull factor' ai flussi. Ha ribadito che il codice di condotta di queste imbarcazione va rafforzato. E, parlando con i cronisti, ha spiegato di aver registrato una "sensibilità" dell'Ue sul tema. L'incognita restano i tempi. Mentre la Commissione lavora al suo piano d'azione cosa farà Roma di fronte ad un nuovo caso Ocean Viking? "Non è che c'è una regola. Bisogna raccogliere le informazioni e vedere nei dettagli", ha spiegato il titolare della Farnesina ponendo parallelamente anche il tema della dimensione esterna delle migrazioni: "Per l'Africa serve un piano Marshall da 100 miliardi, servono accordi con i Paesi d'origine", ha rimarcato.
L'altro grande fronte è quello dei ricollocamenti. Per Roma "occorre applicare gli accordi in attesa di regole migliori". La Commissione, dal canto suo, ha osservato che con la piattaforma volontaria di relocation "la solidarietà c'è e l'Italia ne è prima beneficiaria". Parole che fanno intendere come il traguardo dei ricollocamenti obbligatori - chiesto nero su bianco da Italia, Cipro, Malta e Grecia - resti lontano. Ma la partita flussi, ora, è aperta. E non sarà una partita facile per nessuno.
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