Bruxelles -  Sono 14 i Paesi europei che non hanno vaccinazioni obbligatorie, 16 invece i Paesi che hanno almeno una vaccinazione obbligatoria inclusa nel loro programma vaccinale. A non prevedere alcuna obbligatoria sono: Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito. Ma i calendari vaccinali in Europa sono molto simili tra loro, con il vaccino esavalente che non viene usato solo in Finlandia, Islanda, Ungheria e Svezia (negli altri Paesi dove non è obbligatorio, è raccomandato) e quello contro morbillo, rosolia e parotite che è presente in quasi tutti i Paesi in forma almeno raccomandata. "Il "6 in 1" non è certo una follia italiana - spiega Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell'università di Pisa e autore del blog 'Adulti e vaccinati' -. E lo stesso vale per le altre vaccinazioni dell'infanzia. MPR, varicella, pneumococco, meningiti batteriche, rotavirus sono tutti presenti, nelle varie declinazioni, in tutti i calendari dei Paesi Europei".

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Ecco alcuni dei confronti fra l'Italia e gli altri Paesi Ue:

  • La vaccinazione contro la polio è obbligatoria per tutti i bambini in 12 nazioni europee. Quella contro la difterite e il tetano è obbligatoria in 11 Paesi mentre la vaccinazione contro l'epatite B in 10 Paesi.
  • Rispetto alla grafica, la Francia ha aumentato il numero delle vaccinazioni obbligatorie nella prima infanzia da 3 a 11 nel corso dell'ultimo anno.
  • Nel 2018, la Francia ha portato da 3 a 11 il numero dei vaccini obbligatori nella prima infanzia. A difterite, tetano e polio, si sono aggiunti otto vaccini precedentemente raccomandati: epatite B, Haemophilus influenzae B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia, pneumococco e meningococco C. In Francia non si fa quello per la varicella.
  • Il calendario della Germania è quello più simile all'italiano, con la differenza della raccomandazione rispetto all'obbligatorietà, fatto salvo il vaccino per il meningococco B, che non è tra quelli raccomandati in Germania. In entrambi i Paesi è richiesto il certificato vaccinale per l'iscrizione a scuola. Dopo l'epidemia di morbillo del 2014, in Germania le scuole devono segnalare alle autorità i bambini non vaccinati.
  • Lo stesso vale per la Spagna, che ha in calendario gli stessi nostri vaccini, pur non avendo introddo l'obbligatorietà. Anche in questo caso, fa eccezione il meningocco B, e il rotavirus.
  • Il vaccino per il meningococco B è quello al momento meno presente nei calendari europei. Oltre all'Italia lo raccomandano Austria, Repubblica Ceca, Irlanda e Gran Bretagna.
  • Il rotavirus è invece consigliato in 14 paesi.
  • "Un'altra caratteristica del calendario italiano, rispetto alla maggioranza dei calendari europei, è che l'Italia utilizza per il ciclo primario meno dosi di vaccino - spiega Lopalco -. Questo schema (che tecnicamente si definisce 2+1) è stato sempre utilizzato da Italia e Paesi scandinavi, ma progressivamente si sta allargando ad altri Paesi: Austria, Francia, Spagna e Slovenia lo hanno adottato di recente. Nel resto di Europa si utilizza uno schema 3+1. Cioè si somministra una dose in più di esavalente entro l'anno. E questo vale anche per i richiami. In Olanda, ad esempio, entro i 9 anni si somministrano ben 6 dosi di vaccino conto il tetano, contro le 4 previste dal calendario italiano".
  • La Lettonia ha il record, con 13 vaccini obbligatori.
  • In Lituania, pur non essendoci vaccini obbligatori, i bambini non vaccinati contro morbillo, parotite e rosolia non possono essere ammessi all'asilo.
  • Il Portogallo non ha istituito l'obbligatorietà dei vaccini. Tuttavia, a partire dal 2017 le scuole portoghesi devono segnalare tutti i bambini non vaccinati alle autorità sanitarie in modo che le famiglie possano essere informate tempestivamente e correttamente sui vaccini.
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LA RACCOMANDAZIONE DELL'UE - A dicembre 2018 Bruxelles ha invitato gli Stati ad aumentare la copertura vaccinale, combattendo l'"esitazione" dei contrari. L'obiettivo è arrivare entro il 2020, in particolare per il morbillo, ad una copertura del 95%, e alla presentazione di piani nazionali. Inoltre, per migliorare la cooperazione tra Paesi, il commissario alla Salute, Vytenis Andriukaitis, propone una tessera digitale delle vaccinazioni, in modo che le autorità nazionali possano condividerla più facilmente, e un sistema di scambio delle informazioni per arrivare a un programma base di vaccinazione targato Ue entro il 2020. I Paesi sono inoltre invitati ad aumentare l'accesso ai vaccini, creando ad esempio opportunitaà di vaccinazione nelle scuole e sui posti di lavoro, e a formare operatori sanitari per gestire chi esita.

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