BRUXELLES - Imporre un tetto anche al prezzo del gas. Non smettere di cercare il "modo" giusto per rispettare le diverse sensibilità emerse già tra i 27 dell'Ue e insieme superare le perplessità sugli strumenti di price cap riscontrate anche tra i 7 grandi. Sulle Alpi bavaresi Mario Draghi è tornato a insistere sulla necessità di agire sui prodotti energetici importati dalla Russia. Tutti, non solo il petrolio su cui a Elmau è maturato il consenso sulla spinta del presidente Usa Joe Biden. Serve ad "affamare" Mosca, ha sottolineato Washington, registrando "progressi" che hanno portato a uno schema d'intesa. La formula, trovata dagli sherpa, contempla il mandato "con urgenza" ai ministri dell'Energia del G7 di "studiare l'applicazione del price cap". Un'urgenza che, filtra dalla delegazione italiana, rappresenta un "passo avanti" rispetto a Bruxelles, che aveva indicato il mese di ottobre per riprendere la discussione.

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"Riaffermiamo il nostro impegno a eliminare gradualmente la nostra dipendenza dall'energia russa, senza compromettere i nostri obiettivi climatici e ambientali", hanno aggiunto i leader nel testo. E qui c'è spazio per le diverse sensibilità. Sollecitato sui tetti al prezzo del petrolio e del gas, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha risposto solo sul primo, e ha definito "l'obiettivo ambizioso, legato a molti presupposti e tanto lavoro da fare". Un'ora dopo Draghi si è detto invece soddisfatto dell'annuncio dell'Europa che "accelererà" sul tetto al gas: "Lo accogliamo con favore". "Ci si augura un risultato prima di ottobre - ha aggiunto il premier -. L'importante è che la discussione sia solida e fondata su base razionale e non solo psicologica. Anche se questo non vuol dire che la psicologia non sia razionale...", ha chiosato con riferimento implicito proprio alle remore di Berlino.

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Sono state poi fonti europee, in due briefing a cui ANSA ha partecipato, a chiarire che con la dichiarazione del G7 si apre effettivamente una breccia per il tetto al prezzo del gas tanto voluto da Roma: "Abbiamo più spazio per continuare a lavorare. E a settembre la situazione potrebbe essere un po' diversa". Non si vedono problemi di incompatibilità con il Patto di stabilità, che andrà solamente adeguato, con qualche aspetto tecnico. Non ci sono previsioni sui tempi, "non è possibile farne", hanno puntualizzato le fonti, sottolineando che il problema sarà trovare un consenso politico. Mentre il Cremlino ha reagito affermando che "un eventuale price cap sul gas andrebbe discusso con Gazprom", perché prevedrebbe una modifica dei contratti.

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* COME POTREBBE FUNZIONARE - Innanzitutto si indica un tetto, un limite che potrebbe essere, come ipotizzato da settimane, di 80 euro al megawattora. Una volta individuato il prezzo massimo si stabilisce che i consumatori finali non devono pagare più di 80. "A questo punto - ha spiegato all'ANSA il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli - applichiamo il meccanismo: se io importo gas pagandolo ad esempio 130, che è il prezzo corrente, la differenza tra 80, che riceverò dai consumatori finali, e i 130 che ho pagato, ovvero 50, me la dà lo Stato. Questa è la base del meccanismo. Poi si possono fare altre articolazioni più complesse, ma il consumatore finale non deve pagare più di 80". Va comunque ricordato che 80 euro è molto meno rispetto al prezzo corrente, ma tantissimo guardando ai valori di un anno fa, quando il prezzo era di 20 euro. Ed è anche molto superiore rispetto ai costi di produzione, che sono sotto i 10 euro.

* IL PROBLEMA DELLA FORMAZIONE DEL PREZZO - L'importatore, prosegue Tabarelli, potrebbe dire chiaramente al fornitore: "Il valore del gas in Italia è 80, non posso pagartelo di più". E qui entra in gioco un principio fondamentale dell'economia del gas: i produttori vogliono il valore del gas nel mercato di consumo. Se questo valore viene stabilizzato a 80 questo è ciò che riceveranno. "Il tentativo va fatto ed è giusto", osserva Tabarelli, "perché - analizza - chi stabilisce il prezzo giusto al consumo finale? Il costo di produzione della Russia o dell'Algeria, che è di 10 euro, oppure lo stabilisce il mercato spot, il Ttf, che è un mercato dove è finita tanta finanza ed è vittima della guerra?". "In questa fase eccezionale i mercati non possono funzionare ed essere lasciati soli".

* LE POSSIBILI ALTERNATIVE - Secondo Tabarelli ci sarebbe una alternativa al price cap, ed è legata al petrolio. "20-30 anni fa - osserva - non c'era il mercato spot Ttf. Io applicherei le regole che c'erano prima del 2010, che piacevano anche ai produttori esteri: avere delle formule, nei contratti di vendita, legate al petrolio. Se applicassimo queste formule il prezzo massimo adesso non sarebbe 80 ma 40".

* QUALI SONO GLI EFFETTI E I RISCHI - Il primo effetto direttamente tangibile, per i cittadini, sarebbe lo stop all'aumento delle bollette. Sussiste, però, anche il rischio che i produttori possano non sottostare al price cap, rifiutandosi di vendere il proprio a gas a certe condizioni. Per Tabarelli però va fatta una considerazione: "I venditori - spiega - adesso ricevono così tanto che capirebbero la mossa europea. Inoltre la regola dei venditori è anche non creare troppi problemi ai consumatori". Insomma strangolarci non è nei loro interessi. E per convincerli il presidente di Nomisma Energia propone di introdurre una forbice di prezzo: "Un massimo e un minimo. 80 euro prezzo massimo e, ad esempio, 20 euro prezzo minimo, garantendo quindi ai venditori che il prezzo non scenderà oltre questa soglia" e, di conseguenza, invogliandoli ad accettare il tetto.

LE DIVISIONI IN UE - Il fronte del Mediterraneo, la mano tesa della Francia e i no di Germania e Olanda: queste sono in sintesi le posizioni sul price cap e l'emergenza energetica. Un allarme che riguarda tutta Europa. E allora perché non cogliere quel senso d'urgenza messo sul tavolo da Mario Draghi? Per motivi ideologici e per convinzioni pratiche che uniscono Berlino, L'Aia, Vienna ed altre capitali europee. Convinzioni in cui la paura delle ritorsioni di Mosca si incrocia con l'eterno scetticismo a interventi netti sul mercato. L'Italia, ma anche Spagna, Grecia e, forse con minor vigore la Francia, da mesi reputano opportuno un tetto ai prezzi del gas russo. Una misura da imporre solo a quello in arrivo via tubo sfruttando un semplice assioma che il premier italiano ha illustrato anche ai suoi omologhi: l'Europa ha potere di mercato perché i flussi via gasdotto non possono andare da nessun'altra parte. Ma in una parte dell'Ue ha prevalso la paura che Vladimir Putin azzeri del tutto i flussi e che quella solidarietà tanto declamata nell'Unione alla fine si concretizzi troppo tardi.

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