Nel percorso che porterà alla neutralità climatica dell’Europa un passo fondamentale sarà il rinnovo dell’intera filiera energetica e la transizione verso un’economia sostenibile, che dovrebbe essere combinata con l’accesso a un’energia pulita. Ed è qui che l’idrogeno può giocare un ruolo da protagonista. 

Esistono vari tipi di idrogeno, suddivisi in base al processo di produzione e alle emissioni di gas serra prodotte. L’idrogeno pulito (‘idrogeno rinnovabile’ o ‘idrogeno verde’) viene prodotto dall'elettrolisi dell'acqua che, utilizzando energia elettrica da fonti rinnovabili, non emette gas serra durante le fasi di produzione. Al momento l’idrogeno rappresenta il 2% del del mix energetico Ue ma presto potrebbe rappresentare fino al 20% dell'energia e nello specifico, provvedere tra il 20 e il 50% del fabbisogno per i trasporti e tra i 5 e il 20% del fabbisogno per l’industria.

"L'idrogeno può essere una svolta per l'Europa, è fondamentale diversificare le nostre fonti energetiche e aiutarci a ridurre la nostra dipendenza dal gas russo. Dobbiamo portare questo mercato di nicchia in scala", ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel sua annuncio di uno stanziamento da 5,2 miliardi a un progetto presentato congiuntamente da tredici Stati membri dell'Ue. Il progetto 'in questione 'Hy2Use' mira a sostenere la ricerca e l'innovazione, la prima la costruzione di infrastrutture pertinenti nella catena del valore dell'idrogeno. Dello stesso avviso il commissario per il Mercato interno Thierry Breton che ha sottolineato come "promuovere lo sviluppo e l'impiego dell'idrogeno stimolerà l'occupazione e la crescita in tutta Europa, contribuendo al programma di resilienza. Consente la transizione pulita delle industrie ad alta intensità energetica e aumenta la nostra indipendenza dai combustibili fossili".

A progetto completato infatti 'Hy2Use' coprirà lo sviluppo di tecnologie innovative e più sostenibili per l'integrazione dell'idrogeno nei processi dell'industria in più settori, in particolare quelli che sono più difficili da decarbonizzare, come acciaio, cemento e vetro. Aumenterà poi la fornitura di rinnovabili e basse emissioni di carbonio idrogeno, riducendo cosi' la dipendenza dalla fornitura di gas naturale. Diversi progetti saranno realizzati in un prossimo futuro, con vari elettrolizzatori su larga scala nelle cosidette hydrogen valleys previste entro il 2024-2026.

Ne progetto saranno coinvolte 29 aziende in 35 progetti, partecipano Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna e Svezia. Il progetto vedrà coinvolte sei aziende italiane:  Ansaldo, De Nora, Enel sul fronte della tecnologia di generazione dell'idrogeno; Ansaldo, De Nora e Fincantieri per la tecnologia sulle celle combustibili; Enel sulla tecnologia di stoccaggio, trasporto e distribuzione; e infine Alstom Italia, Fincantieri e Iveco Italia quanto alle tecnologie per l'utente finale.

Per quel che rigurda le regioni coinvolte in Italia l’Umbria, la Basilicata, il Piemonte, la Puglia e il Friuli-Venezia Giulia hanno gia presentato progetti per la realizzazione di hydrogen valleys. Tra le cifre note  quelle della Basilicata (300 milioni di euro), del Piemonte (130-150 milioni) e della Puglia (1,4-2,3 miliardi). Anbizione anch il progetto della hydrogen valley del Friuli-Venezia Giulia, un progetto particolarmente ampio, che coinvolge altri due paesi dell’Alto Adriatico, la Slovenia e la Croazia.

In Puglia, infine, Edison e Snam hanno intenzione di realizzare una Green Hydrogen Valley, un centro di produzione, stoccaggio e utilizzo del combustibile. Verranno realizzati tre impianti per la produzione di idrogeno verde da 220 megawatt (MW) a Brindisi, Taranto e Cerignola; e il combustibile ottenuto sarà destinato a usi industriali ed eventualmente alla mobilità. L’elettricità rinnovabile sarà fornita da degli impianti di solare fotovoltaico da 380 MW; gli impianti, una volta a regime, produrranno 300 milioni di metri cubi di idrogeno all’anno.

 

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