Roma - Per rispettare l'accordo di Parigi, e quindi mantenere l'aumento della temperatura globale "ben al di sotto dei 2 gradi centigradi" e possibilmente entro 1,5 gradi, l'Unione europea dovrà chiudere tutte le sue 300 e più centrali a carbone entro il 2030, fermandone un quarto già nel 2020 e un ulteriore 47% entro il 2025. A tracciare la road map è un rapporto dell'istituto di ricerca Climate Analytics.
I ricercatori hanno calcolato che, per restare in linea con l'accordo sul clima, l'Ue ha un budget di emissioni derivanti dagli impianti a carbone pari a 6,5 miliardi di tonnellate di CO2 da qui al 2050. Se gli impianti esistenti fossero mantenuti operativi fino alla fine del loro ciclo di vita, l'Europa sforerebbe il budget dell'85%.
La Germania e la Polonia hanno la maggior parte del lavoro da fare: insieme sono responsabili del 51% della capacità installata e del 54% delle emissioni da carbone. Tra i grandi utilizzatori del carbone, insieme a Regno Unito, Repubblica Ceca e Spagna, c'è anche l'Italia, con il 5,7% della capacità installata e il 5,1% delle emissioni complessive.
A confermare i dati anche l'Agenzia europea per l'ambiente (Eea), che certifica come, tra i grandi impianti industriali, le centrali elettriche a carbone sono le principali responsabili dell'inquinamento atmosferico in Europa. Il primato di impianto più nocivo quanto a emissioni di anidride carbonica (CO2), diossido di zolfo (SO2) e ossidi di azoto (NOx), dati al 2015, spetta a Bełchatów, in Polonia.
In riferimento alle sole emissioni di CO2, la Polonia, con il sito di Bełchatów responsabile del 2,2% delle emissioni, risulta il Paese più inquinante, mentre la Germania possiede il maggior numero di centrali a carbone che producono diossido di carbonio (Neurath 1,9% - Jaenswalde 1,4% - Boxberg 1,2% - Eschweiler 1,1% - Schwarze Pumpe 0,7%). Seguono Regno Unito e Francia, rispettivamente con i siti di Drax (1,4%) e Dunkerque (0,7%).
"Il modo più economico per l'Ue di fare i tagli delle emissioni necessari per tener fede all'accordo di Parigi è quello di eliminare gradualmente il carbone dal settore elettrico, sostituendolo con fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica", ha detto Paola Yanguas Parra, autrice del rapporto.
Altri siti come Drax (Regno Unito), Jaenschwalde (Germania) e Kozienice (Polonia) sono indicati rispettivamente come quelli responsabili delle maggiori emissioni per ciascuno di questi tre inquinanti. Secondo la mappa interattiva pubblicata da Eea, che mostra i livelli di emissione di centrali elettriche, raffinerie e impianti per la lavorazione del metallo, la metà degli impianti più inquinanti per aria e acqua si trovano in Regno Unito (14 strutture), Germania (7), Francia (5) e Polonia (5). L'Italia, insieme a Austria, Repubblica ceca, Grecia e Paesi Bassi, non ha alcun impianto nell'elenco.